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  • Immagine del redattoreAlessia Federiconi

STRONGMAN: E' SOLO QUESTIONE DI MUSCOLI? (PARTE 2)



Eccoci con la seconda parte dell'articolo. (per chi si fosse perso la prima parte potrete trovarla QUI) Nella prima abbiamo fatto conoscenza con lo Strongman, iniziando a capire che qualità tecnico/tattiche deve avere un atleta di questa disciplina.


In questa seconda parte affronteremo la componente mentale nello Strongman. Cercheremo di capire insieme quali sono le abilità mentali che un atleta di sport di forza deve sviluppare e come queste influenzano la sua prestazione.


Un prezioso grazie ad Antonio, che attraverso la sua personale storia di allenatore e atleta ci ha permesso di ampliare la nostra conoscenza su questo mondo e sull'importanza dell'aspetto mentale negli sport di forza!


Qual’è il ruolo della mente nello strongman?

È molteplice.

Se parti dall'allenamento come in tutti gli sport ci sono le giornate no e nello Strongman è importante allenarsi in quelle giornate no. Si perde l’8% di forza ogni 2 settimane di inattività, pertanto lo Strongman non può permettersi di non allenarsi in quelle giornate no. Che sia stanco o stressato non può non allenarsi, coerentemente con i tempi di recupero e le giornate di scarico. Per questo è fondamentale sviluppare l’approccio mentale che ti impone di allenarti anche quando non è giornata.

Nelle gare e nell'approccio alle alzate massimali la mente è fondamentale per superare l’ansia da prestazione e la paura dell’attrezzo. L’alzata massimale fa paura e bisogna acquisire la mentalità che io chiamo “switch on-switch off”. Prima di approcciarmi all'attrezzo spengo il cervello e faccio l’alzata. Bisogna filtrare tutto quello che è il livello conscio, come i ragionamenti, e lasciare andare il sistema nervoso centrare che ormai sa come deve fare l’alzate e dargli tutta l’attivazione di cui ha bisogno. Deve governare lui e non deve essere frenato dai ragionamenti consci.

È anche importante imparare a gestire la gara perché è molto lunga e ci sono molte prove da eseguire. Bisogna non lasciarsi abbattere quando una prova va male, perché le prove possono andare male per mille motivi: errori, disattenzioni, sfortuna, gli avversari sono più forti. L’obiettivo dello Strongman è quello di essere più completo possibile, perché non devi per forza vincere tutte le prove, ma è importante stare sempre nelle prime posizione per non dare troppi punti agli avversari.


Per vincere è più importante stare attaccato al podio che puntare a vincere le singole prove.  

Se una prova sai che non è la tua devi comunque impegnarti al massimo per fare un buon punteggio ricordandoti sempre che lo Strongman è uno sport individuale. In gara vai e fai la tua max performance, ma il podio e il tuo piazzamento lo “decidono gli avversari”.

Mentalmente poi è importante ricordarsi che se la prova richiede il massimo numero di reps a 180kg e in allenamento ne hai fatte 5 ma in gara ne hai fatte 6 tu hai vinto.

Contro te stesso hai vinto. Se il tuo avversario ne fa 12 ovviamente perdi, ma tu non puoi farci niente. Lo spettatore che guarda la gara fa dei paragoni tra atleti. Ma l’atleta deve esclusivamente pensare a dare il massimo e acquisire la consapevolezza di saper gestire la prova. In base ai punteggi che ho acquisito durante le prove devo gestire le successive strategicamente, spingendo quel tanto che basta per mantenere la posizione in classifica ma preservando forza ed energia per le prove successive.

Alla base di tutto questo però c’è la mentalità “Switch on - Switch off”. Lascio andare i pensieri legati alle prove precedenti, agli avversari, a tutto quello che mi può distrarre. Lascio andare pensieri ed emozioni che non mi servono. Entro con un obiettivo, sempre. Entro e penso “devo dare il massimo”. Entro e penso “devo farne una in più di quello”. Ma prima di entrare spengo e tutto ciò che devo avere in testa è quell'obiettivo. Tutto il resto non conta.

Ci vuoi raccontare qual’è stata una delle tue prestazioni migliori nello Strongman? A prescindere dal risultato della prestazione, una di quelle prestazioni dove sei stato più soddisfatto di te stesso.

La mia prestazione migliore è stata la prova di stacco da terra for reps della finale 2019. La preparazione è stata molto difficile per me, per vari aspetti della mia vita personale e perché ho cercato di prendere un'altra strada rispetto alla squadra preparandomi in maniera diversa. Ci sono arrivato con un infortunio pesante al gomito, ma dovevo fare quella finale.

E’ stata una gara pessima, perché tutti quelli che avevo battuto durante il campionato mi avevano battuto in finale, quindi il risultato delle mie prestazioni era decisamente sotto tono. La prima prova era la mia prova preferita ma ho sbagliato a regolare lo Yoke e quando è iniziata la prova mi sono accorto che facevo molta fatica a gestirlo e lì è stata dura, perché avevo scommesso di essere tra i primi tre in quella prova, invece sono arrivato ultimo. E’ stata davvero dura e mi ha veramente provato.

La seconda prova sapevo che l’avrei fatta male perché avevo un epitrocleite al gomito destro. Mi aspettavo di fare massimo una ripetizione se non zero. Sono riuscito a farne quattro, poche rispetto agli altri, ma mi sono sorpreso di me stesso. Ho provato a fare la quinta ma ho sentito una fitta talmente forte che ho pensato di aver rotto un legamento, ma fortunatamente non è stato così.

La terza prova era lo stacco da terra, e mi sono detto “me la devo giocare come posso”.


Non me la ricordo proprio quella prova. Mi ricordo che quando ho tirato su le bretelle del corpetto mi si è spenta la luce. Sono entrato. Ricordo lo sguardo dell’arbitro che mi dice “vai” e io gli dico “sono pronto da almeno 10 minuti”. Poi non ho capito più niente e quando sono uscito la gente era in fibrillazione. Per fare l’ultima ripetizione ci ho messo 15 secondi, non ce l’avevo ma mi sono detto che dovevo chiuderla. Ma dentro di me non c’era controllo. Non mi preoccupavo di come stessi andando o di quante ne stessi facendo. Gli altri mi chiedevano “ma quante ne hai fatte?!” e io non sapevo rispondere. Ho fatto 75 secondi di assenza totale. Mi sono detto “Io entro, spengo la luce e do il massimo”. Mi ricordo che sono stato 10 minuti a terra a riprendere fiato perché ero totalmente devastato, mi faceva male ogni singola parte del corpo. E non sapevo come era andata la prova, perché non mi ricordavo niente. Nelle foto si vedono capillari scoppiati negli occhi, ematomi sulle spalle, dal video si vedeva che a livello di attivazione muscolare stavo esplodendo.


Quella è stata la prova dove ho dato tutto quello che avevo

Hai fatto qualcosa per entrare in quello stato? Ti sei detto qualcosa?

Mi sono detto: “la gara è andata. Dopo le ultime due prove è andata. Ma se sono qui me la devo giocare. Sono qui e voglio la mia miglior prestazione in questo esercizio. Già che sono in gara voglio avere qualcosa da poter utilizzare come parametro per poter migliorare.”

“Mi sono detto: ora entro li, spengo la testa e faccio la mia miglior prestazione. Ho pensato, il gomito mi fa male ma non mi serve. La schiena non mi fa male. Le gambe stanno bene. Non ho bisogno della testa.”

Potremmo dire che hai sperimentato la sensazione di "perdita di controllo" e autoconsapevolezza che si sperimenta quando si entra in Flow?

Sì, tra l’altro a livello tecnico quel movimento è la mia specialità, quindi non avevo assolutamente bisogno del controllo conscio. A livello emotivo, anche se era la mia prima gara importante che affrontavo da solo senza “l’angolo” ero entrato nel mood giusto, ormai ero lì e volevo farlo.

Ti va di raccontarci invece una tua prestazione negativa, dove non sei riuscito a dare il massimo?

In realtà io sono una persona un po’ esigente con me stesso, quindi per me sono un po’ tutte prestazioni in un certo senso negative. Penso spesso che avrei potuto fare di più, una ripetizione in più, mollare un po’ più tardi. E’ un po’ un mood che mi accompagna perché cerco sempre di migliorarmi. C’è sempre il pensiero “forse avrei potuto fare di più”.

Tuttavia penso che la prestazione peggiore sia stata la prova di log nella finale 2018, l’ultima prova della gara. E’ vero che ero stanco però ho fatto zero ripetizioni. Una l’avevo quasi chiusa ma non sono riuscito a stendere il gomito e non me l’hanno data valida. Però lì ho mollato io. Quando ho provato a rigirare l’attrezzo l’ho sentito pesante e mi sono detto “ma chi me lo fa fare? Sono già terzo…” però c’ho pensato molto perché dovevo chiuderla almeno una ripetizione. Ero all'ultima prova della finale e almeno una l’avrei dovuta chiudere.

Diresti che la mente ha avuto un ruolo in questa situazione?


Sì, assolutamente. Sono entrato che ero già devastato e stanchissimo. Oltretutto ho visto l’atleta con cui stavo gareggiando per il terzo posto che dopo aver provato a sollevare l’attrezzo e fare l’esercizio non c’è riuscito e ha mollato tutto lì. Quindi anche io ho provato a fare la ripetizione, ma appena ho visto che lui mollava mi sono lasciato andare. Ho riprovato a girarlo ma mi è mancata proprio la cattiveria agonistica. C’è stata troppa gestione.


Però per me è un rimpianto perché fare il “minimo indispensabile” non è da me. Non è la mia mentalità.

Abbiamo visto, dalle tue esperienze, che anche la componente mentale gioca un ruolo importante nella prestazione. Secondo te è possibile allenarla? L’hai mai fatto?

Sì. Assolutamente. Io ho lavorato sulla mia mente in primis a livello terapeutico per lavorare sulla gestione della rabbia, che mi condizionava nella quotidianità ma anche in gara. Prima quando gareggiavo ero soffocato dalla rabbia quindi il mio mental training si basa molto su un lavoro di concentrazione dove immagino mentalmente l’alzata cercando di azzerare il flusso di pensieri per concentrarmi sull'alzata perfetta.

Lo faccio spesso quando devo fare il massimale. Passo quasi un minuto a concentrarmi, mi focalizzo e ripeto mentalmente l’alzata finché non sento che è il momento giusto. Sento come una spinta dentro, sento il sangue che pompa e sento che sono pronto. Se non lo sento non mi avvicino neanche all’attrezzo perché altrimenti rischio di farmi male.

Se mi avvicino all’attrezzo con la paura mi faccio male ed è già successo. Ho provato alzate dove non avevo questa concentrazione mentale e mi sono fatto male. Non da infortunio grave ma mi sono fatto male.


Utilizzi qualche tecnica in particolare per fermare i pensieri nella fase di preparazione quando ti prendi il tuo tempo per concentrarti e visualizzare l’alzata?

Il mio terapeuta mi ha insegnato la respirazione diaframmatica in cui durante l’espirazione faccio il suono della F. Quindi denti serrati e lingua che spinge contro i denti. Questa tecnica mi aiuta ad abbassare il battito e a liberare la mente. Funziona anche quando ho bisogno di concentrarmi in quei momenti in cui sono preso da pensieri negativi.

Quindi mi confermi che le tecniche di mental training sono tecniche che possiamo utilizzare anche nella vita di tutti i giorni?

Sì assolutamente. Anche perché io penso che lo sport, soprattutto quello a livello agonistico, insegni molto a livello di approccio mentale. Anche per noi atleti che dobbiamo rientrare in una categoria di peso l’approccio mentale alla dieta è fondamentale. Come in palestra non molli quando devi fare delle ripetizioni al limite, non puoi mollare davanti a una pizza perché ne hai voglia in quel momento.

Se in palestra ti spingi oltre ogni limite ma poi non hai la forza mentale di resistere davanti ad un dolcino allora non hai la mentalità da atleta. Non hai la mente sufficientemente allenata, non sei settato sulla modalità “atleta”. Quando si va a fare la spesa non ti compri patatine e pangoccioli ma compri bresaola, albumi e quello che deve mangiare l’atleta. Non bisogna raccontarci delle scuse.

Tu sei anche allenatore. Da allenatore dai importanza all'aspetto mentale nell'allenare i tuoi ragazzi?

In realtà come allenatore io sono principalmente chiamato a gestire aspetti mentali. Io lo dico spesso ai miei ragazzi “Ragazzi forse vi state sbagliando, io non sono il vostro psicologo!”. Specialmente in questo periodo in cui siamo bloccati per il Coronavirus e seguo tutti online il fattore mentale è diventato cruciale.

Come allenatore in primis devo instaurare un rapporto di fiducia dove all'inizio è importante far capire che io sono la persona giusta per aiutarti a raggiungere i tuoi scopi. Poi è molto importante lavorare sulla motivazione. Spesso mi scrivono addirittura per chiedermi consigli extrasportivi.

Ultimamente si lavora molto per spingere i ragazzi a non mollare visto il periodo difficile.

Inoltre io seguo anche il piano alimentare di alcune ragazze e ragazzi che alleno e qui si apre un mondo per quanto riguarda l’aspetto mentale della dieta, dove a volte mi sono ritrovato a suggerire di farsi supportare anche da altre figure vista la complessità delle questioni che si possono nascondere dietro.

Io non alleno la mente perché non ne ho le competenze però lo ritengo un aspetto fondamentale nei miei percorsi. Oltretutto io sono fermamente convinto e credo nell'approccio multidisciplinare. Da allenatore è fondamentale avere delle competenze di base che mi permettano di capire cosa può esserci dietro a determinate risposte. Perché in base a questo cambia anche l’approccio con cui mi rapporto con gli atleti: alcuni vanno spronati urlandogli contro, altri che invece altri hanno bisogno di spiegazioni sul perché si fanno le cose in una determinata maniera, con altri devo essere più tollerante.

Grazie ancora Antonio per questa bellissima intervista e in bocca al lupo per la tua carriera di atleta e allenatore!

Sono molto felice di aver intervistato Antonio e lo ringrazio per il tempo che mi ha dedicato. Dalla sua storia e dalle sue parole si possono capire tante cose, vi lascio alcuni spunti:

  • la vita è fatta di imprevisti che possono anche prendere la forma di infortuni. La maggior parte delle volte le cose vanno come vogliamo, ma continuando a perseverare i risultati arrivano.

  • Lo Strongman è uno sport duro, che richiede molta preparazione atletica, tecnica e mentale, se volete approcciarvi a questo sport fatelo sotto la supervisione di allenatori qualificato

  • Anche e aggiungerei soprattutto in uno sport di forza come lo strongman la componente menale è fondamentale e tra le abilità principali da allenare troviamo: concentrazione e gestione delle emozioni. Per allenare queste abilità affidatevi sempre ad uno psicologo dello sport.


Cosa ne pensi della storia di Antonio? Anche tu alleni le abilità mentali?


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