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Immagine del redattoreAlessia Federiconi

Flow e Peak Performance: allenare la mente per dare il meglio in allenamento e in gara

Nello sport, ad ognuno di noi, a prescindere dal nostro livello, capita di avere prestazioni al top in cui diamo il meglio di noi stessi e prestazioni in cui facciamo addirittura fatica a riconoscerci. Cosa ci succede? Perché il giorno prima eravamo degni di banchettare tra gli Dei dell’Olimpo e il giorno dopo facciamo prestazioni da recita scolastica?

In questo articolo parleremo di prestazione, di peak performance e di Flow. Cercheremo di dare una risposta alla domanda: come posso rimanere sulla cresta dell’onda e dare sempre il massimo?


LA PEAK PERFORMANCE


Quanto facciamo la nostra miglior prestazione, in gergo si dice che abbiamo avuto la nostra Peak Performance o, italianizzando, prestazione di picco.

Questo significa che, in quel dato momento, meglio di così non si poteva fare!


Quale atleta al mondo non sogna di essere costantemente al top e di performare sempre al meglio? Eppure la realtà dei fatti è che non sempre riusciamo a dare il meglio di noi stessi.


Magari perché quel giorno ci sentivamo più stanchi del solito, perché avevamo altri pensieri per la testa, oppure le nostre scarpe preferite, o qualunque altro equipaggiamento di cui abbiamo bisogno, si è logorato e siamo stati costretti a cambiarlo con uno nuovo a cui non siamo abituati. O ancora, perché abbiamo fatto un errore durante la prestazione che ci ha mandato in palla e non siamo più riusciti a riprenderci.


Le cause per cui rischiamo di “mandare tutto a pu***ne” possono essere veramente infinite! Non oso immaginare quale gesto scaramantico stai facendo in questo momento ma non preoccuparti, alla fine di questo articolo ti darò sicuramente strumenti più efficaci dei riti voodoo della nonna per dare il massimo nonostante tutto.


Se ti sei ritrovato in una o più delle situazioni precedenti avrai sperimentato anche tu il retrogusto amaro della “sconfitta”.


Intendiamoci bene, non perché necessariamente tu abbia perso una gara, nulla vieta di vincere anche se la nostra prestazione non è al massimo, ma non sto parlando di questo.


Sto parlando della delusione di non aver dato il massimo, di non aver espresso il tuo massimo potenziale in una prestazione. Quante volte ti è capitato di vincere una gara, o di fare un buon punteggio in allenamento, chiuso un circuito in breve tempo senza che tu fossi realmente soddisfatto di te stesso? Ecco sto parlando di questa sconfitta, quella che brucia di più di tutte, quella dell’insoddisfazione personale.


Fermati un attimo a pensare alle cause che di solito ti hanno portato a sporcare la tua prestazione: di che natura sono? Scommetto che la maggior parte riguarda pensieri negativi e sensazioni fastidiose che ti hanno distratto.


Non è questione di talento o di preparazione atletica, ma di mindset.


Quello che differenzia i grandi campioni, gli atleti di alto livello dagli altri, non è la loro preparazione tecnica o fisica, ad alti livelli infatti le differenze sono davvero minime, ma la loro capacità di saper performare al meglio delle loro possibilità nonostante tutto.


IL LEGAME TRA FLOW E PEAK PERFORMANCE


La peak performance è un risultato: riflette la capacità dello sportivo di esprimere il suo potenziale tecnico/tattico in una data situazione”


Ok, una gran bella storia, ma io che posso fare per dare sempre il massimo?


La Peak Performance è un risultato, noi non abbiamo il pieno controllo sui risultati, ma lo abbiamo sui processi. La Peak Performance è data dalla somma delle abilità tecniche, tattiche, atletiche e mentali.


La Peak Performance può essere allenata? No

Le abilità tecniche, tattiche, atletiche e mantali? Sì!


Per quanto riguarda le abilità tecniche, tattiche e atletiche rimando ai colleghi allenatori e preparatori atletici, che hanno le competenze e gli strumenti per farti migliorare in questi campi. Riguardo alle abilità mentali...oggi ti voglio parlare del Flow!


PERCHE' IL FLOW? COSA C'ENTRA IL FLOW CON LA PEAK PERFORMANCE?


Rispondiamo subito alla seconda domanda: il Flow è condizione necessaria (ma non sufficiente) per raggiungere la Peak Performance.


Cos’è il Flow?


“Per giocare un basket di alto livello capii che dovevo far entrare me stesso in una certa atmosfera, in un determinato momento. Questo è il propellente. Una volta sono andato tanto in alto oltre l’anello che mi spaventai. Ero intimidito da questa capacità di levitare, non di saltare, come se fosse una dote del cielo e non piuttosto un effetto di muscoli e forza di volontà. E’ come se avessi le ali, quasi qualcuno mi spingesse… galleggio, perdo il senso del mio peso.”

Michael Jordan - dichiarato il più grande atleta nord-americano del XX secolo dal canale televisivo sportivo ESPN


“Ero completamente concentrata sulla mia avversaria. Sentivo una gran fiducia in me stessa e tutto mi veniva facile, quasi automatico. Pensavo solo a toccare e basta. Tanto che quasi non mi sono resa conto di essere arrivata a 15 stoccate”

Valentina Vezzali – la donna più medagliata della scherma


Dalle parole di questi grandi campioni iniziamo a intuire che il Flow è uno stato mentale ben specifico, le cui caratteristiche sono state identificate dallo Psicologo ungherese Mihaly Csikszentmihalyi, che per primo lo ha studiato all’interno della cornice teoria della Psicologia positiva e che descrive come


“il momento che di solito occorre quando il corpo o la mente di una persona è teso al limite in uno sforzo volontario per realizzare qualcosa di impegnativo e utile”

Mihaly Csikszentmihalyi (1990, p. 3)


LE 9 DIMENSIONI DEL FLOW


Per allenare il Flow bisogna conoscerlo. Ci sono 9 dimensioni, o condizioni, che determinano l’esperienza di Flow e che posiamo usare come linee guida per capire come orientare il nostro comportamento e quali abilità mentali allenare per migliorare la nostra capacità di entrare nel Flow:


D1- Bilanciamento tra abilità e sfide: Un prerequisito per entrare nello stato di Flow è la percezione di equilibrio tra le difficoltà e le nostre abilità. “Sentirsi in grado di” è il primo passo per poter entrare nel flow. Se la sfida ci appare troppo grande sentiremo la necessità di scappare a gambe levate come i nostri antenati difronte ad una tigre dai denti a sciabola. Al contrario, se la sfida dovesse apparirci banale e poco stimolante c’è il rischio di annoiarsi e verrebbe meno quella sensazione di “pepe al c**o”.


D2- Unione tra azione e coscienza: quando azione e consapevolezza si uniscono è qui che nasce il miracolo. Nel Flow il coinvolgimento è massimo e tutto sembra avvenire automaticamente. Il corpo si muove da solo, come se fosse guidato da una forza superiore che gli dice esattamente cosa fare e come senza il bisogno che ci soffermiamo a pensarci.


D3- Obiettivi chiari: devo sapere esattamente cosa sto facendo e perché: qual’è l’obiettivo che voglio raggiungere. Questo non lascia spazio all’incertezza e corpo e mente sono liberi di esprimersi al massimo del loro potenziale.


D4- Feedback immediati: che significa sviluppare la capacità di saper cogliere i segnali giusti per capire se la nostra performance sta andare nella direzione desiderata.


D5- Concentrazione sui qui e ora: rimanere concentrati sul momento presente è imprescindibile per entrare nello stato di Flow.


D6- Paradosso del controllo: avere il controllo per perdere il controllo. Affinché sia possibile diventare un tutt’uno con la nostra prestazione è importare sentire che la situazione è talmente sotto controllo da poter perdere il controllo, e cioè lasciarsi andare senza preoccuparsi che qualcosa possa andare male.


D7- Perdita dell’autoconsapevolezza: che vuol dire lasciarsi andare, lasciar andare quella vocina giudicante che ci porta a chiederci: cosa penseranno di me gli altri? Come sto andando? Cosa penserà l’allenatore? Quando non siamo preoccupati di ciò che siamo riusciamo a fonderci con l’esercizio che stiamo facendo e con la nostra prestazione.


D8- Destrutturazione del tempo: di solito, ma non necessariamente, il tempo sembra alterato, c’è chi lo percepisce scorrere più velocemente o chi lo percepisce andare più lento.


D9- Esperienza autotelica: il Flow è accompagnato da piacere puro, piacere dato da quello che stiamo facendo, che da solo basta a gratificarci di tutti gli sforzi compiuti. Significa amare le sensazioni che proviamo durante la prestazione, essere felici per il semplice fatto che siamo in grado di fare quello che stiamo facendo.


ALLENARE IL FLOW

Come abbiamo visto non possiamo decidere decidere a tavolino di avere la nostra peak performance, ma possiamo allenare tutte le abilità che stanno alla sua base.

Per quanto riguarda le abilità mentali, ce ne sono diverse che possiamo allenare per sviluppare la nostra capacità di entrare nel Flow:

  1. Goal Setting: abilità di saper costruire obiettivi efficaci. Sviluppare l’abilità di porci degli obiettivi efficaci (D3) è fondamentale per poter vivere quel bilanciamento tra sfide e capacità (D1) che sta alla base dell’esperienza di Flow. Obiettivi mal costruiti, irraggiungibili o poco sfidanti, che non ci permettano di avere un feedback chiaro su come stiamo andando sono la base della frustrazione, della demotivazione e in molti casi del drop out.

  2. Concentrazione:abilità di dirigere consapevolmente la propria attenzione. L’attenzione è come un muscolo e come tale è allenabile. L’attenzione è lo strumento attraverso cui impariamo a vivere il qui e ora (D5). Ci serve a orientare i nostri sensi alla ricerca dei feedback giusti (D4) e solo quando è massima permette l’unione tra azione e coscienza (D2)

  3. Autostima e autoefficacia: che si traduce nella capacità di essere consapevoli dei propri punti di forza e delle proprie abilità. Quel “sentirsi capaci di” che ci permette di vivere il giusto bilanciamento tra abilità e sfide (D1) e che sta alla base del paradosso del controllo (D6) e della perdita di autoconsapevolezza (D8).

ALLENARE IL FLOW: ISTRUZIONI PER L'USO


OK, ci siamo! Abbiamo capito cos’è la peak performance, abbiamo capito cos’è il Flow e quali sono le sue nove dimensioni. Abbiamo anche visto alcune delle abilità mentali trasversali che se allenate ti faranno entrare nel Flow molto più frequentemente di quanto non ti succeda già.


E ora? E ora al lavoro!


Ci sono due strade che puoi decidere di intraprendere:


  • Utilizzare uno dei centinaia di libri e strumenti disponibili sul mercato per allenare queste capacità. Qualche esempio? Bhè potresti iniziare leggendo il mio articolo sul goal setting ;)

  • Affidarti ad uno Psicologo dello sport: professionista per eccellenza che conosce le tecniche di mental training e che saprà cucire su di te e sui tuoi obiettivi il percorso più adeguato per permetterti di migliorare la tua prestazione. Se te lo stai chiedendo, sì, sono di parte... ma che ci vuoi fare, sono abituata a cercare il meglio per me e per le persone a cui tengo.

Entrambe queste opzioni hanno pro e contro.


Nel primo caso sicuramente il portafogli ne risulta meno alleggerito, ma il rischio è quello di non apprendere le tecniche correttamente, o di metterci molto tempo a trovare gli strumenti giusti e a imparare a usare le tecniche più efficaci per il proprio sport e per la propria personalità.


Nel secondo caso ovviamente c’è un investimento economico maggiore ma la garanzia dell’efficacia dei risultati aumenta vertiginosamente.


Che tu decida per il fai da te o di affidarti ad uno Psicologo dello sport è importante ricordarsi che la prestazione non è solo il risultato di duro allenamento in palestra e ore passate sul campo di gioco a riprovare le tattiche o le strategie. Anche il mental training e le abilità mentali hanno il loro peso, e a volte, a fare la differenza, sono proprio loro.

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